sabato 30 maggio 2009

"Rififi" di Jules Dassin


Una delle leggi non scritte del cinema, dice che è inutile cercare di inventare qualcosa di nuovo da raccontare. Tutto è già stato creato in passato. Guardando "Rififi", la legge sembra trovare immediata conferma. Il film di Dassin può essere definito come capostipite di tutto il filone gangster movie. Da qui in poi, rimane poco da inventare. Visto oggi, la prima cosa che si potrebbe dire su "Rififi" è che si tratta di un film "classico". Tutto è al suo posto. Banda di rapinatori, cattivo di turno, colpo impossibile, riscatto e persino la ex che ora se la fa con il boss rivale. Tutto come da copione. Ma visto l'anno di realizzazione, 1955, e osservandolo più attentamente, il termine più adatto per definirlo è "moderno", anzi "innovativo". Solitamente i gangster movie si dividono in due tipi: quelli che puntano tutto sui personaggi, rendendoli sfaccettati, spesso sopra le righe con tratti distintivi ben marcati e quelli che invece si concentrano maggiormente sull'intreccio, sul "colpo", cercando di creare una storia più originale e ingarbugliata possibile, a discapito però dei personaggi che finiscono per essere maschere tipiche del genere.

"Rififi" a prima vista si classificherebbe nel secondo gruppo. Se non fosse per Tony, il laureato, la mente del gruppo, l'organizzatore del piano. Perchè Tony è un personaggio ambiguo, sfaccettato, in continua mutazione. Non è solamente il capo banda, è qualcosa di più. All'inizio del film, quando facciamo la sua conoscenza è uno sfigato giocatore di poker. Uno che deve chiedere soldi agli amici, per poter continuare a giocare, perchè i suoi continua a perderli una mano dopo l'altra. E in più, di lui ormai non si fida più nessuno. Subito dopo scopriamo qualcosa in più su di lui. E' un rapinatore di banche, o meglio è un bravo rapinatore di banche, o ancora meglio era un bravo rapinatore di banche, che ormai però sembra essere sulla strada del pensionamento. E' una mente lucida, intelligente che sa il fatto suo. Dopo pochi minuti ecco una nuova mutazione. Ora lo vediamo nelle vesti di un patrigno affettuoso, amorevole con il proprio figliastro che tra l'altro porta il suo stesso nome. Ci risulta persino simpatico. E arrivati fin qui, (sono passati solo 10 minuti) ci sembra di trovarsi di fronte il classico ladro dal buon cuore con tanta esperienza alle spalle e ormai poco da chiedere alla vita.
Ma le cose cambiano quando entra in scena lei, la donna amata che viene dal passato. Ed ecco che Tony si sfila la cintura e comincia a picchiare la donna per vendicarsi del tradimento subito. Un picchiatore di donne, un uomo violento.
Altro che ladro gentiluomo come pensavamo. Questo ha un'anima nera, cupa, violenta che si manifesta per una donna, per una stupida storia d'amore. Ultima metamorfosi, alla fine della pellicola, quando veste la maschera dell'eroe. E' lui a salvare il bambino e a morire per riportarlo a casa dalla madre. Un personaggio quindi ricco e mutevole, estremamente interessante che va ad unirsi agli altri membri della banda, che al contrario rispecchiano gli standard del genere senza grosse mutazioni. E' Tony a dare vita al piano e poi, in un certo senso, a distruggerlo (non dimentichiamoci che è stato lui a scegliere nella banda Cesare, il Marsigliese, lo scassinatore donnaiolo che finirà per essere il punto debole del gruppo).

"Rififi" brilla soprattutto per la sceneggiatura, ben architettata che fino alla fine non svela il suo finale. Fino alla fine, infatti, non si sa come la storia andrà a finire, chi sopravviverà e chi invece si ritroverà con una pallottola in petto. L'intreccio in cui si ritrova inconsapevolmente coinvolto Jo, il braccio della banda, il padre del piccolo rapito è magistrale. Tutto sembrava risolto e invece un imprevisto cambia le carte in tavola.
Ma il fulcro del film, è la scena madre, la rapina. Circa 30 minuti di puro cinema. Un racconto per immagini di grande tensione e splendidamente orchestrato, tra regia, fotografia e interpretazioni. Una rapina che fa scuola. La forza di questa sequenza sta nella scoperta poco alla volta del piano e questo grazie all'intuizione di Jules Dassin e Renè Wheeler, sceneggiatori del film, di eliminare un altro elemento classico del genere: la presentazione del piano. La rapina non ci viene presentata prima. Non vediamo Tony spiegare il piano ai suoi compagni (e a noi) ma vediamo il piano messo in atto, in silenzio, un pezzetto alla volta.
"Rififi" è un magnifico gangster movie. Un bianco e nero splendidamente fotografato che ha fatto scuola. Un film ben costruito, dal buon ritmo, che fino alla fine non ti lascia un momento per distrarti.