giovedì 1 ottobre 2009

"Frozen River" di Courtney Hunt


Dietro al passaggio tra legalità e criminalità, da parte di gente comune, gente per bene, c'è sempre il denaro. O meglio la mancanza di denaro. Una famiglia da mantenere, le bollette da pagare, il frigorifero da riempire.
Dietro a una madre che cerca di dar da mangiare ai propri figli, c'è sempre la mancanza di un marito. Magari morto, magari scappato con una più giovane, magari latitante.
Dietro a una ragazza sola che nasconde qualcosa e cerca di arrangiarsi, c'è sempre un figlio piccolo, che non può tenere, che non può crescere e che magari osserva da lontano, silenziosamente.
E in questo film, ci sono sia una brava persona che si da al crimine, sia una madre con figli a carico, sia una ragazza che non può fare la madre. Il finale quindi, capitelo da soli.

Acclamata al Sundance Film Festival, l'opera prima di Courtney Hunt sembra esser rimasta congelata, come quel fiume di ghiaccio che le due protagoniste devono costantemente attraversare. Congelata in una storia già vista, che non si surriscalda mai, che dona poche emozioni al pubblico.
La prima parte è ottima, ben costruita, con la protagonista che decide di continuare quel gioco pericoloso nella quale è finita per puro caso. La ricerca del marito la porta a scoprire qualcos'altro, non solo un'amicizia ma una scappatoia dalla vita di tutti i giorni.
E' quello che succede dopo che non convince e non emoziona. Il gioco pericoloso alla fine si rivela non così pericoloso. Le due rotagoniste non restano mai davvero coinvolte nel traffico, ne si mettono davvero nei guai. Anche l'abbandono involontario di un neonato in mezzo al ghiaccio e l'angoscia di averlo ucciso non risalta così prepotentemente. Sembra quasi che non gliene freghi nulla e a noi non rimane molto, alla fine della visione.
I figli, soprattutto il 15 enne, è praticamente inutile. Oltre a rischiare di dar fuoco alla casa non fa nulla. Neanche disobbedisce alla madre. Non si caccia di guai, ne al contrario, fa qualcosa di positivo. Se le sue scene fossero state tagliate in fase di montaggio, non sarebbe cambiato nulla.

A volte al valito Sundance Film Festival prendono qualche cantonata. "Frozen River" è un film comunque ben girato, con un sempre presente effetto documentario (che sembra l'unico modo per girare un film indipendente), ma che doveva entrare più in profondità nelle pieghe noir della vicenda e rendere più forte il conflitto di una convincente, ma troppo frozen, Melissa Leo.