sabato 24 novembre 2007

"Piano, Solo" di Riccardo Milani

I film tratti da fatti realmente accaduti o che raccontano di personaggi realmente esisititi, sono una fregatura. Perchè se nella storia vi sono momenti o situazioni poco interessanti, poco originali o noiose, si finisce con il dire "eh, ma le cose sono andate così nella realtà" oppure "sì ma lui era proprio così, questo è quello che gli è successo veramente", ecc...

Questo succede anche in "Piano, solo" trasposizione cinematografica della biografia scritta da Walter Veltroni su Luca Flores, giovane e talentuoso pianista Jazz che ha passato la sua vita dividendosi tra il pianoforte e il tentativo di lottare contro i suoi pensieri negativi che alla fine hanno avuto il sopravvento. Il titolo sintetizza perfettamente la sua vita. Il Piano e la Solitudine.

Guardando "Piano, solo" la sensazione è quella di trovarsi di fronte all'ennesimo film su un genio tormentato dalla sua stessa anima nera, in perenne equilibrio tra l'Arte e la Follia. Che ci sia di mezzo l'alcool, la droga, la malattia o i fantasmi del passato il copione cambia poco. "Piano, solo" è un bel film, ben recitato (ottimo Kim Rossi Stuart) e ben diretto, ma che alla fin fine rimane una biografia. Il racconto breve dei tormenti di un grande pianista. Un omaggio.

Si poteva chiedere qualcosa di più, ma d'altro canto...questo è quello che gli è successo davvero.

martedì 20 novembre 2007

Crisi dei giovani = crisi del Cinema

Si parla tanto di crisi del cinema italiano. Siamo davvero in crisi? Intanto cerchiamo di capire di quale crisi può soffrire il nostro cinema. Se si intende che i nostri film al botteghino non incassano quanto Spider-man, I pirati dei Caraibi o Transformers è una possibile crisi. Se invece si intende che i nostri sceneggiatori e registi non rischiano mai nulla, ma ripropongono sempre le solite storie riciclate (come ci ha fatto notare Tarantino e recentemente anche Paul Haggis) è un altro tipi di crisi. O ancora può essere che la televisione sta entrando sempre di più nel cinema, attraverso i suoi personaggi o il suo stile.
Di quali di queste crisi soffre il nostro cinema? Ho paura che il malato presenti sintomi per tutte e tre le patologie.
Ma non siamo i soli. Si parla tanto del cinema a stelle e strisce ma secondo me, eccetto qualche film indipendente o qualche autore di razza, i film che ci rifilano gli americani sono i soliti sequel, prequel, remake di cine-fumetti, replicati decine di volte, vuoti narrativamente e artisticamente fatti solo per fare incasso. Questa sì che è crisi. Per non parlare dell’influenza del piccolo schermo con attori di cinema che passano alla TV e star di serie televisive che riempiono il grande schermo. Per il momento sembra che il problema quattrini sia il solo a mancare nel panorama cinematografico americano (ma non è del tutto vero).
Noi, gli stiamo andando dietro.
Come rimediare? Il problema TV c’è, è inutile negarlo. Facciamo film che sembrano fiction. Abbiamo perso l’immagine di cinema come arte creativa, con un suo linguaggio e dei suoi ritmi. Tendiamo a clonare. Non solo copiando la televisione, ma fossilizzandoci su un genere, un filone, come quello adolescenziale che va tanto di moda adesso. Ragazzi finti, lontani da quelli veri, ma uguali a quelli che si vedono in TV e che purtroppo finiscono per diventare dei modelli. “Come tu mi vuoi” insegna che “apparire” è meglio che “essere”. I ragazzi idioti riempiono le sale, le loro menti si convincono di essere fighi perché vestono alla moda e il Cinema và a farsi benedire.
Che cosa manca allora agli spettatori (non tutti ovviamente) per poter distinguere un’opera di qualità, di spessore artistico dalla solita poltiglia vuota fatta apposta per seguire l’onda dei facili incassi? La conoscenza. Sono d’accordo con quello che ha detto Elio Germano nella puntata di W l’Italia dedicata al nostro cinema. Disse che aldilà dei problemi del cinema-industria, bisognerebbe insegnare ai giovani, addirittura a scuola, il linguaggio cinematografico e il cinema come Arte. È verissimo. Alla base di tutti questi problemi, compresi quelli del box-office c’è il pubblico e la sua ignoranza nei confronti della grammatica, della messa in scena, del linguaggio cinematografico. La maggior parte della gente che va al cinema, specialmente i ragazzi, non sanno nulla di cinema. Se gli chiedi qual è il film più bello che hanno mai visto ti citano “High School Musical” o “Tre metri sopra il cielo”. Sono questi che decidono quale film merita di finire in cima alle classifiche o conquistare un maggior numero di sale nelle quali esser proiettato. Sono questi che decidono quale autore può avere successo o meno e quindi chi di loro è più avvantaggiato nel poter continuare a fare cinema.
Morale: sempre più storie piatte, finte, anti-creative e monotone, sempre meno film d’autore in sala e sempre più televisione sul grande schermo.
Roberto Vecchioni ha detto che “Stiamo a propagare ai giovani modelli di vita che sono dei ragazzini seduti su un elefante che si telefonano. E invece non sono così, perché i ragazzi sono molto meglio.”
Insegniamo il vero Cinema ai ragazzi! Il rischio è altrimenti che il nostro cinema smetta di essere in crisi e che schiatti definitivamente (insieme alle nostre menti).