lunedì 10 novembre 2008

"Il grande sonno" di Howard Hawks


Questo è un giallo dove non ce ne frega una mazza di sapere chi sia l'assassino. Man mano che la storia prosegue, non ci interessa sapere alla fine chi o che cosa c'è dietro all'insieme di misteri e intrecci dei quali Marlowe deve andare a capo. Alla fine, qualcuno, come nel romanzo, resta addirittura irrisolto.
Non ce ne frega nulla per due motivi. Primo, perchè quei misteri e quegli intrecci sono troppo ingarbugliati per riuscire a capirci qualcosa. Secondo, perchè c'è qualcosa di più interessante da seguire. Ci sono i personaggi.
Se si guarda "Il grende sonno" decine di volte, anche se si presta massima attenzione alla storia, ad un certo punto finiamo per perderci. Ci perdiamo a seguire Bogart, i suoi gesti, le sue battute, quell'aria scaltra di chi sa tutto del mondo. Seguiamo i suoi battibecchi con la Bacall (o con le altre donne). I suoi botta e risposta con i gangster che di volta in volta gli capitano a tiro. Smettiamo completamente di interessarci al giallo perchè stiamo assistendo alla nascita di un mito. E tutto passa in secondo piano. Più che in Casablanca, è nel noir di Hawks che Bogart è Bogart in tutto il suo stile.
La caratterizzazione che Bogart ha fatto del suo Philippe Marlowe è straordinaria. Si parla davvero di nascita di un simbolo, di una icona, di un personaggio unico che può soltanto essere marchio di fabbrica di uno stile. Da questo film in poi nasce il comportamento "alla Bogart", quello che per intenderci sconvolge il Sam di Woody Allen in "Provaci ancora Sam", quello che quando gli chiedi "Come lo vuoi il Brandy?" ti risponde "Nel bicchiere".
- Lei non ha l'aria di collezionare libri rari. (gli dice la bionda bibbliotecaria)
- Colleziono anche bionde sotto vetro.
In taxi
- Dove andiamo?
- Seguiamo quella macchina. Le dispiace?
- Sono tutta sua.
- Fosse vero.
Marlowe e Carmen
- Sei in gamba. Mi piaci.
- E questo è niente. Aspetta di vedere la danzatrice di Bali che ho tatuata sulla schiena.
Il premio Nobel William Faulkner, autore della sceneggiatura, (tratta ovviamente dall'omonimo romanzo di Chandler) e Howard Hawks riescono a dar vita a un noir difficilmente replicabile. Uno dei rari esempi dove anche se la trama non ci cattura come dovrebbe riesce a tenerci incollati allo schermo attratti dal fascino unico di Humphrey Bogart e dai dialoghi serrati e pungenti.

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