domenica 13 luglio 2008

"Funny Games" di Michael Haneke



Un film è realtà o finzione?

Il tema strutturato dalle due versioni di "Funny Games", quella austriaca del 1997 e quella U.S. del 2008, entrambe firmate da Michael Haneke, è proprio questo. Nel cinema (ma anche nei videogiochi, nella TV, ecc...) qual'è la linea di demarcazione tra realtà e fantasia? Un film apparentemente è finzione. Quelli sullo schermo sono solo attori, fingono di stupirsi, di amare, di arrabbiarsi, di morire.

Ma non è vero. Appena le immagini colpiscono lo schermo, rimbalzano e raggiungono i nostri occhi diventano realtà. Tutto quello che vediamo è vero. Quelli non sono più Naomi Watts, Tim Roth e via dicendo. Sono persone vere, marito e moglie e quello che i due ragazzi gli stanno facendo è pura realtà. Woody Allen, nel suo "La rosa purpurea del Cairo", porta il personaggio di un film a uscire fuori dallo schermo e raggiungere Mia Farrow, seduta tra il pubblico. Diventa vero, perchè è vero. Anche se in bianco e nero, anche se vive sullo schermo è comunque reale. Ha una sua personalità, un suo carattere, un suo mondo. E' talmente vero quello che accade su uno schermo cinematografico, che il pubblico comincia a provare tensione, a scioccarsi quando il figlio viene brutalmente ucciso, a provare dolore sentendo le urla di George fuori campo e a domandarsi "Ma che cavolo sta succedendo?" quando Arno Frisch nel '97 e Michael Pitt oggi, riavvolgono il film riportando in vita Peter.

No, un momento allora. Questo nella realtà non si può fare, non si può riportare indietro la nostra vita con un telecomando. Quindi un film non è realtà, è finzione. Le cose che accadono in un film non accadono nella realtà. I personaggi non potrebbero parlare alla macchina da presa, perchè nella realtà filmica, una macchina da presa, in quel salotto, in realtà non c'è.

Però, se così fosse, perchè ogni volta che guardiamo un film (chiaramente se la pellicola è ben fatta) ci immedesimiamo nei protagonisti e facciamo il tifo per uno o per l'altro? Speriamo che il protagonista sposi la donna amata, o che riesca a mettere in salvo la sua famiglia da un mostro gigantesco o che finalmente raggiunga il sogno di diventare un campione di box.
Insomma, "Funny Games" ci porta continuamente a domandarci qual'è il divario, la sottile linea rossa tra vero e falso nel cinema. Portando noi stessi a partecipare a gioco. Paul più di una volta guarda verso di noi e ci invita a partecipare al gioco, a scegliere che cosa fare, chi uccidere. Un'altro passaggio tra realtà e finzione. La realtà filmica si rompe e il personaggio parla a noi, per poi tornare nel suo mondo reale.
Non a caso "Funny Games" si basa sui giochi. I protagonisti giocano con le loro vittime e il regista gioca con noi. Ci prende in giro, ci porta a credere una cosa poi ci smentisce. Ci trasforma in sadici desiderosi di vedere la nuova tortura dei ragazzi e subito dopo ci porta a gioire per la morte di Peter, salvo poi svelarci che è tutto finto, che sono i cattivi a vincere il gioco e i buoni a perdere.
Come qualcuno ha fatto notare, gli oggetti presenti nel film, fucile, coltello, mazza e pallina da golf, sembrano quasi gli elementi di una partita a Cluedo. Uccidere la moglie, con il fucile, nel salotto. O il cane, con la mazza da golf nel giardino.

E' di questo che vuole discutere Haneke con i suoi due film. Della violenza che ci circonda, nei film, nei videogiochi, in televisione, sui giornali. La gente ha bisogno di violenza, una violenza sempre più vicina a quella reale. E' una morbosa ricerca di sadismo.
E ci regala un film violento, realistico e nello stesso tempo falso e bugiardo.
Una finta realtà e una reale finzione.
Il fatto che Haneke abbia accettato di rifare il suo film del '97, sottolinea come ci sia desiderio di tornare a parlare, nella società di oggi, del tema della violenza, di ciò che è vero e di ciò che è finzione, del bisogno della gente di rallentare in autostrada quando c'è un incidente o di comprare i giornali per scoprire le ultime novità su un determinato omicidio. "Funny Games" sono film geniali, ben fatti e che dovrebbero far aprire agli appassionati di cinema, varie discussioni sui molti temi trattati al loro interno.

Chiudo con un dialogo emblematico del film (parafrasando):
"Perchè non la fate finita e ci uccidete subito?"
"Signora, e che ne sarebbe dello spettacolo?"

2 commenti:

Anonimo ha detto...

preferivo la prima versione delle frasi da te citate, era il mio dialogo preferito del film.

"perchè non ci uccidete subito?"
"non dimentichi il valore dell intrattenimento, così nessuno di noi si divertirebbe più."

comunque splendida riflessione, hai scritto esattamente ciò che ho pensato io. complimenti per il blog.

Federico Ciceroni ha detto...

E' su quel dialogo che ruota tutto il film.
Grazie per i complimenti.

Fede