domenica 17 agosto 2008

"Buffalo '66" di Vincent Gallo


L'opera prima di Vincent Gallo è, come la maggior parte delle opere prime, un lavoro molto personale, non solo da un punto di vista auto-biografico (molti elementi saranno stati sviluppati dall'infanzia di Gallo, anche lui cresciuto a Buffalo e nello stesso periodo in cui si svolge il film), ma anche, e soprattutto, da un punto di vista stilistico.
Gallo riesce a dar vita a una storia di per sè non originalissima, ma raccontata con una sincerità e una dolcezza difficili da ritrovare. Il piano tragi-comico su cui si muove la pellicola permette di avvicinarsi a Billy Brown, di interessarsi alla sua storia, di ridere e commuoversi delle sue vicissitudini.
Devo dire che mai come con Buffalo '66 alla fine della visione ero contento che Billy avesse fatto la sua scelta. Mi sarebbe dispiaciuto se avesse preso la strada sbagliata.
Questo è merito dell'abilità di Gallo, autore anche della sceneggiatura, di intrecciare insieme gli aspetti più tristi e drammatici della vita di Billy a virate comiche, quasi grottesche che rendono la storia unica e particolareggiata.

Belle anche le scelte registiche che anche se apparentemente sembrano fini a se stesse, vanno invece ad atirare lo spettatore rendendo interessanti anche scene per lo più banali come una conversazione a 4 intorno a un tavolo.
Una prova matura, sincera sul racconto di una iniziazione, di una fuga dal passato, dalle vecchie paure che legano Billy e gli impediscono di lasciarsi andare. Un viaggio quello in compagnia di Layla, che un viaggio in se stessi e nei propri scheletri nell'armadio. Il tutto raccontato con il giusto tocco personale, che stranamente non risulta pomposo o megalomane.

Nessun commento: