domenica 3 agosto 2008

"Il vento fa il suo giro" di Giorgio Diritti


Il mondo in una goccia d'acqua. A volte per poter capire il mondo è sufficiente guardarsi intorno, andare ad osservare il nostro microcosmo per poter comprendere le regole umane che condizionano la nostra esistenza su questo pianeta.
E' quello che fa "Il vento fa il suo giro", film piccolo, per budget e produzione, ma grande per bellezza, importanza e qualità. Il film di Diritti è uno sguardo su un picolo, piccolissimo pezzo d'Italia, su una realtà lontana da quella che ci circonda, ma nella quale possiamo facilmente riconoscere quei comportamenti e quei meccanismi più negativi che la società moderna ha trasformato in quotidiano stile di vita.
Così lontani quindi, ma anche così vicini. E se da un lato gli abitanti di Chersogno, con la loro vita rurale e soprattutto con la loro mentalità "paesana" chiusa ci appaiono arretrati culturalmente e socialmente, dall'altro le similitudine che ritroviamo nel loro modo di approcciarsi allo straniero portano alla luce la "nostra" arretratezza culturale e sociale. Un rapporto con lo straniero a tutto tondo. Gli abitanti del paesino non vedono di buon occhio Philippe e la sua famiglia perchè francese, perchè diverso nelle abitudini, nel modo di pensare (più aperto del loro) e perchè rischia di mettere mano nelle loro cose, nei loro terreni anche se quei terreni non c'è nessuno che li utilizzi. E' quindi una paura irrazionale, dettata dalla mancanza di rapporti umani, di aperture mentali, di secoli di abitudini dure a morire.

"Il vento fa il suo giro" però è anche uno scorcio in una Italia che non c'è più o che sta morendo sempre più velocemente. Una Italia, che per quanto testarda e chiusa in se stessa fa sempre parte della nostra Storia, delle nostre tradizioni. E a guardare il making of del film non sembra poi tanto più chiusa e ostile del resto d'Italia.

Nessun commento: