lunedì 2 marzo 2009

"The Reader" di Stephen Daldry


Si è arrivati a storcere un po' il naso, quando si sente parlare di un film legato in qualche modo all'Olocausto, ai campi di concentramento e dello stermineo ebreo. Per due motivi. Il primo, perchè ormai i film con questo tema sono tantissimi e cominciano anche a stancare, come se al mondo non vi fosse nessun'altro dramma umano da trattare. L'impressione è che si cerchi la commozione facile tra il pubblico, giocando la carta vincente della Shoah. L'altro motivo è che, proprio per la grande quantità di opere realizzate, ormai non ci sia più molto da dire sull'argomento, senza correre il rischio di ripetersi.
Per fortuna c'è ancora la possibilità, ogni tanto, di rispolverare il tema e riuscire anche a raccontare qualcosa di nuovo, andando a puntare la macchina da presa su una delle facce poco note di quel periodo. Lo ha fatto "Il bambino con il pigiama a righe" raccontandoci l'Olocausto con gli occhi innocenti di un bambino (a dire la verità non originalissimo come punto di vista, lo aveva già fatto "Jona che visse nella balena") e adesso ci pensa questo "The reader" firmato da Stephen Daldry.

"The reader" non è solo un film legato ai campi di concentramento, è anche una storia d'amore ed è soprattutto una storia di colpe e peccati commessi. L'aspetto più interessante del film, infatti, sta proprio in questo.
Hanna è colpevole. E' una ex-ss che ha causato la morte di centinaia di persone e per questo merita di essere condannata. Ma su di lei, è facile puntare il dito.
Mentre Michel, dentro di sè, porta la colpa di non aver fatto nulla, per salvare la donna che amava, dall'ergastolo. E quelle cassette inviatele in prigione, sono una ricerca di redenzione, un tentativo per cancellare, almeno un po', il senso di colpa. Perchè lei è sì un'assassina, ma non può dimenticare quell'altra faccia di Hanna, quella intima che lui ha conosciuto, quella timida di donna che si vergognava ad ammettere la sua analfabetizzazione e che amava così tanto la letteratura. Non può dimenticarlo e quindi cerca di espiare i propri peccati, ma senza successo. Su di lui pesa la colpa di aver causa la morte della donna che ama.

Dramma mondiale come l'olocausto, unito e contrapposto al dramma intimo e personale. La grande colpa di aver contribuito ad aver ucciso degli ebrei e l'altrettanto grande colpa di aver contribuito alla morte di una singola persona. L'amore può andare oltre a una colpa come quella di Hanna? Era giusto restare in silenzio e condannare un'assassina anche se questo finirà per distruggere gran parte della tua vita? Condannare una persona finendo per condannare se stessi.
E poi c'è la storia d'amore che occupa la prima parte del film. Una storia erotica che getta le basi per il conflitto che verrà a crearsi nel protagonista.

Ottima la prova di Kate Winslet, abile nel vestire il dolore di Hanna con la freddezza di una SS. Abbastanza insignificante Finnes, mentre c'è da chiedersi come mai non sia stato preso in considerazione dall'Academy per le nomination (l'Oscar sarebbe stato comunque eccessivo) David Kross che in alcuni momenti assomiglia drammaticamente al compianto Heather Ledger (lui sì, vincitore della statuetta).

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