lunedì 16 febbraio 2009

"Valzer con Bushir" di Ari Folman


(Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=-8f7n2VYF04)

Ormai l'abbiamo capito. Il valico che divide il mondo del cinema in presa diretta e quello dei film d'animazione è stato superato, anzi possiamo quasi dire che non esiste più. Ormai l'animazione è divenuta un mezzo per raccontare e non un genere a sè stante, diversificato dal resto della cinematografia e limitato ad un pubblico di minorenni. In realtà di cartoni animati per adulti ce ne sono sempre stati, basti pensare a Ralph Bakshi, agli anime giapponesi o a Miyazaki. Ma negli ultimi anni, vuoi anche la diffusione delle tecnologie utilizzate, il muro che avvolgeva il mondo dell'animazione è crollato definitivamente. Poco importa che si tratti della iper-tecnologia della Disney/Pixar, della motion capture di Zemeckis, dei disegni black&white di Persepolis o degli attori dipinti dei film di Richard Linklater, la morale è che ora l'animazione viene vista per quella che effettivamente deve essere: una tecnica per dare maggior sfogo alla creatività e mezzo per raccontare storie che con la presa diretta sarebbe difficile narrare.

"Valzer con Bashir", firmato dall'ex soldato israeliano Ari Folman, non è solo un film sul massacro di Sabra e Shatila, ne un film sulla guerra civile libanese. E' un film sulla memoria collettiva e sul rapporto tra l'orrore e i nostri ricordi. Forse, più di tutto, la volontà di Folman è quella di dirci che la violenza è talmente disumana che il nostro cervello non la vuole neanche ricordare. La guerra non fa parte dell'uomo (o almeno non dovrebbe) tanto che la nostra mente la ripugna, la cancella, la nasconde. "Valzer con Bashir" è un film di suggestioni più che di fatti, proprio come i nostri ricordi che si fondono, si nascondono dietro altri ricordi, altri pensieri. Per questo motivo la scelta dell'animazione è azzeccatissima, perchè sarebbe stato impossibile raccontare quelle suggestioni con tale efficacia attraverso il “live action”. Il racconto si dipana come un documentario, in una struttura molto cinematografica, con una sorta di indagine atta a colmare i vuoti di memoria di Folman. I racconti che i suoi ex-commilitoni gli fanno non vanno tanto ad arricchire il racconto di quella guerra da un punto di vista strettamente storico-politico, ma ci raccontano loro stessi. Frammenti di vita tra i mortai, storie di sogni, desideri, paure. Storie personali che ci riportano le assurdità, le paure e gli incubi di ogni conflitto bellico.

Il limite del film però rischia di essere proprio questo. Se da un lato è giusto che Folman, da ex soldato israeliano racconti, e possa raccontare, quei giorni solo dal punto di vista israeliano, dall'altro questo finisce per dare poco respiro al film, che rischia di apparire solo come un omaggio ai suoi ex-compagni, una rimpatriata per ricordare quei brutti tempi, ma senza dire nulla di più sulla guerra o quel particolare conflitto. Anche quando nel finale Folman si concentra maggiormente sul massacro vero e proprio, non aggiunge molto di più a quello che già si sapeva. Resta quello che è, un ricordo personale, anzi una serie di piccoli ricordi personali, che uniti insieme regalano uno sguardo limitato sugli scontri e i massacri, senza approfondirli più di tanto.

Splendida l'animazione, che fonde insieme la grafica 3D, il disegno classico e l'animazione Flash. Animazione supportata da una musica a tratti punk rock che ben si amalgama con quelle immagini dai contrasti forti e dai colori vivi. Un buon esperimento che forse avrebbe avuto bisogno di maggior coraggio e un più ampio respiro.

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