sabato 2 febbraio 2008

"Batman Begins" di Christopher Nolan


Christopher Nolan è indubbiamente uno dei giovani registi più interessanti in circolazione. Con un paio di film ha segnato già uno "Nolan-style" come prima di lui avevano fatto Tarantino, Aronofsky, Burton e in genere i veri grandi registi.

Prima di decidere di dare nuova vita all'uomo-pipistrello, Nolan veniva dalla regia di tre lungometraggi, molto diversi tra loro nelle storie raccontante, ma tutti accomunati da quella volontà di portare lo spettatore a prestare particolare attenzione a quello che gli si dipana davanti agli occhi. Montaggi che stravolgono il cronologico susseguirsi degli eventi e personaggi profondi, che spesso nascondono la loro vera identità. Sembra quasi inevitabili, quindi, che prima o poi Nolan si cementasse con un personaggio ambiguo, misterioso e sfacettato come Bruce Wayne / Batman. Dopo tre film a basso costo, specialmente i primi due, per la prima volta Nolan prende in mano le redini di un blockbuster d'azione con tanto di effetti speciali digitali. L'intento è quello non solo di rinvigorire il supereroe milionario, ma soprattutto di esplorare più in profondità il suo animo, la sua vita, le sue paure. Paura. E' questo l'elemento cardine del film. Tutto ruota intorno al concetto di paura. Non a caso, tra i tanti bat-nemici tra i quali scegliere, Nolan e il suo co- sceneggiatore, hanno deciso di puntare sullo Spaventapasseri, che utilizza, proprio come Batman, la paura come arma. Ma Batman, la paura è riuscita a farsela amica, a usarla come alleata, dopo averla imbrigliata dentro di sè ora può usarla contro il crimine.

Un tema molto caro a Nolan e che ritroviamo in tutta la sua breve filmografia è quello dell'ossessione. Il suo ultimo film (il penultimo contando The dark knight di prossima uscita) "The Prestige" si sviluppa proprio sui temi dell'ossessione e dell'inganno. "State guardando attentamente?" chiede la voce over a inizio del film. Una domanda che dovrebbe essere presente all'inizio di gni opera di Nolan. L'ossessione, anche se su piani differenti, colpiva anche il protagonista di "The following" il primo film indipendente del regista, nel quale un'aspirante scrittore seguiva persone scelte a caso nella folla in giro per la città, cercando di osservarne la vita quotidiana, fino a quando non ci finisce dentro del tutto, rimanendo ossessionato da una donna e dal piano che il suo compagnio d'avventure gli sta ricamando addosso. In "Memento" è proprio l'ossessione che spinge il protagonista a scoprire, nonostante le sue condizioni, l'identità dell'assassino di sua moglie. L'Al Pacino di "Insomnia" è un poliziotto, non tanto pulito come sembra, disposto a giocare sporco per raggiungere il suo scopo.

In "Batman Begins" Nolan torna a giocare con l'ossessione, che questa volta si manifesta sotto forma di "lotta al crimine". Diventa così forte la volontà di Wayne di vendicare la morte dei suoi genitori e di eliminare la criminalità da Gotham City, da spingerlo a crearsi una seconda identità, a diventare due persone in una.

Il Batman di Nolan, si differenzia da quelli di Burton e da quelli, orribili, di Schumacher per il tentativo di portare l'uomo-pipistrello a un piano più reale e meno fumettistico, andando proprio a centrare la sua macchina da presa non sul mondo di Batman ma su Batman stesso. Non sull'eroe Marvel ma sull'uomo vero. Pieno, appunto, di paure e ossessioni. L'obiettivo è raggiunto anche se il film, funziona solo in parte. Tutto il racconto sull'infanzia di Wayne è decisamente banale e poco originale. Compresi i dialoghi, specialmente quelli tra il bambino e suo padre, o con Alfred (un sempre splendido Michael Caine). Il film diventa decisamente più interessante e colpisce nel segno dopo la prima uscita di Batman. Da quel momento in poi, l'occhio di Nolan si fa sentire e il film ne guadagna.

Quello che non funziona sono le scene d'azione, soprattutto quelle di lotta. Nolan non si dimostra molto abile a girarle (questo tra l'altro è il suo primo film che presenta scene simili). La macchina da presa è sempre troppo vicina all'azione non mostrando bene la complessità dei combattimenti, sommando poi il montaggio frenetico si finisce per non capire nulla di quello che sta accadendo.

Oltre al già citato Caine, va sicuramente lodata la performance di Christian Bale, che paradossalmente risulta più convincente proprio con maschera e mantello, piuttosto che nella giacca e cravatta di Wayne. Ottima la presenza scenica e splendido il gioco sulla voce (un consiglio: guardate il film in lingua originale, il doppiaggio italiano è pessimo e si perde tutta l'interpretazione di Bale).
Tra i comprimari invece, troviamo un simpatico Morgan Freeman, una odiosa Katie Holmes (che oltre alla smorfia del sorriso che si porta dietro da Dawson's Creek sembra non andare), e un magnifico (come sempre d'altronde) Cillian Murphy bravissimo nel mantenersi in equilibrio tra le sue due maschere.

Il tentativo di Nolan di riportare in vita Batman riesce, anche se non completamente. Vedremo se quei piccoli difetti verranno cancellati con il seguito, ora che Nolan sembra aver preso più dimestichezza con le produzioni dal grosso budget. Sicuramente, questo film ha dato vita a un personaggio più sfaccettato e interessante dei precedenti, elevando la storia a un piano più drammatico e realistico. Per capirci, Nolan non avrebbe mai reso "Due Facce" così simmetrico e "rosa" come si vede nel film di Schumacher, e la dimostrazione viene da quel terrificante, ossessionato e psicopatico Joker di "The Dark Knight", ultima incarnazione del compianto Heath Ledger. Un motivo in più per attendere il nuovo lavoro del regista londinese.

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