martedì 11 marzo 2008

"Thank you for smoking" di Jason Reitman


Hitchcock ci ha insegnato a fare il tifo per i cattivi. O quanto meno ha fatto di loro i veri protagonisti di molti dei suoi film. Dopo di lui, molti altri hanno messo al centro delle loro storie personaggi negativi, spesso violenti, altre volte moralmente deprecabili.

E' il caso di Nick Naylor, portavoce del più importante colosso dell'industria delle sigarette. Il suo lavoro è "avere ragione" e la sua ragione è che le sigarette non uccidono.

Reitman realizza così una commedia politicamente scorretta, mettendo al centro un personaggio assolutamente negativo ma riuscendo a rendercelo simpatico, grazie anche all'interpretazione di Aaron Eckhart. E nonostante il pubblico non finisce per fare il tifo per Naylor, si diverte a vedere la sua momentanea caduta e la surreale quanto astuta risalita.

Dal punto di vista della commedia Reitman centra il bersaglio, tessendo una sceneggiatura ben costruita, strutturata principalmente sui dialoghi, alcuni dei quali azzeccatissimi. Il ritmo non cala mai e i tre piani su cui si snoda la vicenda di Nick Naylor, ovvero il suo lavoro, il rapporto con il figlio e la relazione con la giornalista (una come sempre insopportabile Katie Holmes) risultano sempre interessanti.

Se come commedia il film colpisce a bersaglio, non si può dire altrettanto sull'aspetto di denuncia o di riflessione che un tema come questo doveva avere. "Thank you for smoking" infatti non punge, non colpisce l'industria del tabacco, nè attacca l'uso e l'abuso di sigarette. E' chiara la volontà di Reitman di mantenere salda l'immagine negativa del personaggio che anche di fronte a suo figlio non abbandona le sue idee. E se questa scelta, per quanto rischiosa, è sicuramente lodevole perchè ci evita il solito finalino perbenista con il protagonista che si redime dai suoi peccati, viene a mancare così anche l'ultima possibilità di puntare il dito e criticare.

Ma apparte questo aspetto "Thank you for smoking" risulta essere una bella commedia, divertente e ricca di dialoghi taglienti e, grazie a Dio, politicamente scorretta che cerca di parlare di un tema drammatico stando dalla parte dei cattivi. Lodevole anche la capacità di Reitman di cadere nel facile trabocchetto di un finale patetico, specialmente nella sequenza finale della testimonianza di Naylor all'udienza.
Una commedia che mette in luce Jason Reitman debuttante figlio d'arte che ora attendiamo con ansia con la sua prova del nove, il già acclamato "Juno".


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