lunedì 26 maggio 2008

"Spartan" di David Mamet...e David Mamet stesso


Esistono due aspetti del David Mamet cinematografico. Il Mamet-sceneggiatore e il Mamet-regista.
Il Mamet sceneggiatore è niente di più che un maestro. Autore di sceneggiature spesso capolavoro, incentrate su personaggi difficili da dimenticare e da dialoghi pungenti, originali e costruiti splendidamente.
Sue le sceneggiature di "Gli intoccabili", "Il postino suona sempre due volte", "Americani", "Edmond", "Il verdetto", "Ronin" e via dicendo.
Per ogni aspirante sceneggiatore è quasi indispensabile la lettura del suo "I tre usi del coltello" che raccoglie una sua lezione di sceneggiatura e regia tenuta alla Columbia University Film School. Una lezione che vale più di decine di manuali scritti sull'argomento.

Esiste poi il Mamet-regista che si occupa personalmente di portare sullo schermo i suoi lavori. Qui le cose cominciano a cigolare un po'. Suoi sono "Il caso Winslow", "La casa dei giochi", "Homicide", "Il colpo", "Spartan" e "Hollywood, Vermont" film a cui sono molto affezionato e che insieme ad "Americani" mi ha fatto amare la scrittura di Mamet. Ora, questi film chiaramente non hanno problemi di sceneggiatura. Trama, personaggi e dialoghi sono come sempre impeccabili (o quasi). Non vi sono neanche grossi problemi nella messa in scena: fotografia, movimenti di macchina, montaggio sono nella norma. Niente di eccezionale, ma funzionali al film. Il problema è legato al rapporto tra regista e spettatore. Nel modo in cui Mamet presenta i fatti, da un punto di vista strettamente visivo. Sembra quasi che in alcuni momenti abbia paura ad osare, a cercare maggiore originalità. Sembra quasi che gli manchi quell'ardire e quella meticolosità che lo contraddistingue come scrittore.

Prendiamo come esempio una scena di "Hollywood, Vermont", la gag della lavagna. Il regista Walt Price è stato invitato a cena dal sindaco della cittadina che ospita la troupe impegnata nelle riprese del film. L'appuntamento è fissato per Mercoledì sera. Walt segna l'appunto su una lavagna che è suddivisa in tante caselle, una per giorno della settimana. Una assistente però, cancella inavvertitamente tale appunto ed è costretta a riscriverlo. Lo scrive però nella casella sbagliata, quella del Giovedì facendo perdere così l'importante appuntamento a Price. Tale gag è costruita male. Se si fa attenzione, quando la ragazza riscrive l'appunto alla lavagna, non fa nessun errore. Lo scrive, infatti, nella stessa casella in cui effettivamente era prima. Alla fine del film, però, quando si arriva al giorno della cena, la macchina da presa si avvicina alla lavagna inquadrando in dettaglio la scritta che è ora nella casella sbagliata, come la gag in effetti prevedeva. Nella casella del Mercoledì si vede nitidamente la scritta originale leggermente cancellata. Gli errori quindi sono due. Il primo è che il secondo appunto viene effettivamente scritto nella casella del Mercoledì, ma poi lo ritroviamo in quella del Giovedì (errore della segretaria di edizione). Il secondo è: se il vecchio appunto è facilmente visibile (tanto che lo vediamo noi spettatori) come ha fatto la ragazza a non vederlo e a sbagliare giorno? Andare a inquadrare la casella del Mercoledì e mostrare una pallida scritta che non avrebbe senso (perchè una volta cancellata è cancellata del tutto), segna un errato modo di raccontare attraverso le immagini. Si poteva raccontare l'errore della ragazza in altri modi, più funzionali e verosimili di questo.

Scene come questa ricorrono spesso nei film di David Mamet. E "Spartan" non fa eccezione. I due buchi nella fotografia appesa alla bacheca che, secondo Curtis, dovrebbero giustificare il fatto che la foto è stata spostata, sono un esempio. E' lo stesso Curtis a spostare la foto senza bisogno di sfilare la puntina. O ancora, lo spaventapasseri seduto sulla sedia a dondolo viene mostrato troppo spesso e lo spettatore comprende facilmente quale sarà la sua funzione. Vi è una leggerezza di inquadratura anche quando viene mostrata la ragazza che pedina Scott vestito da poliziotto. E' facile dedurre che non sia una ragazza qualunque che passeggia per i fatti suoi.

Splendida invece la sequenza della finta sparatoria al distributore di benzina, con il forte contrasto luce-buio, caos-silenzio tra l'esterno del locale e l'interno. Contrasto che ben rappresenta lo stato d'animo del protagonista, calmo e calcolatore dentro di sè, ma esplosivo fuori.

Nel complesso "Spartan" presenta i classici difetti del David Mamet regista, ovvero questa approssimazione registica in alcuni aspetti, che spesso determinano le chiavi di svolta della storia. Sembra quasi che non abbia grande fiducia nello spettatore e debba spiegargli bene quello che accade. Una errata considerazione dello spettatore che però non ha il Mamet-sceneggiatore, che come accade per "Spartan" è in grado di scrivere un action-movie non convenzionale, che risulta complesso al punto giusto, con un ritmo sostenuto e un equilibrio tra le parti molto ben costruito. Staremo a vedere se il prossimo film da lui scritto e diretto, "Redbelt" potrà segnare un cambiamento sostanziale nel modo di concepire la narrazione per immagini del Mamet-regista.

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