domenica 20 gennaio 2008

"Io sono leggenda" di Francis Lawrence


Un po' Cast Away, un po' La guerra dei mondi versione Spielberg, un po' 28 giorni dopo, un po' tutta la miriade di filmografia sugli zombie esistente e, a guardare bene il volto degli uomini infetti, anche un po' La mummia versione Sommers. Insomma, più che il personaggio, ad essere leggendario è lo scopiazzamento fatto da Lawrence per mettere insieme questo suo ultimo film.
Nuova trasposizione del romanzo di Richard Matheson datato 1954, "Io sono leggenda" sulla carta appariva come un interessante variante del genere sci-fi/horror, ma alla fin fine si dimostra essere un film che non lascia nessun segno tangibile nè nel panorama delle pellicole di fantascienza, nè in quelle dell'orrore.
A non entusiasmare, (come d'altronde accade al 90% dei film mal riusciti), è la sceneggiatura che al termine dell'ora e quaranta di proiezione non ha raccontato molto, eccetto di un uomo costretto a salvare continuamente la pelle da un orda di ex-umani infetti e cannibali. Neville, il protagonista, riuscirà sempre ad avere la meglio grazie o ad una pistola infilata nella portiera dell'auto, o a un fucile nascosto in un vaso, o ad una fila di auto-bombe parcheggiate davanti casa, o ad una bomba a mano logicamente lasciata in un cassetto insieme alle siringhe sterilizzate o per finire grazie allo scivolo del carbone. Chiedere agli sceneggiatori Goldsman e Protosevich di sforzarsi un po' di più per trovare degli espedinenti quanto meno un po' più originali e variegati non sarebbe stato male. Questa successione incessante di deux ex machina rende tutto irreale e noioso. Basti vedere la scena in cui Neville viene salvato da Anna, una supersite appena giunta a New York. Qualcuno mi spiega come la ragazza sia riuscita, comparendo dal nulla, ad estrarre Neville dall'auto finita in acqua, in piena notte, portandosi dietro un bambino e riusciendo alla fine a portare il protagonista svenuto e immagino, alquanto pesante, a casa, senza farsi seguire, il tutto mentre un branco di zombi inferociti li sta attaccando? Va bene che questa è fantascienza ma porca miseria non significa che la storia và scritta senza un briciolo di realismo e razionalità. In uno speciale sul film, Lawrence racconta con orgoglio, l'attenzione e la meticolosità con la quale hanno selezionato il tipo di vegetazione che potrebbe crescere in una città abbandonata da anni o come la solitudine finisce per intaccare la mentalità di un essere umano. Tutte cose lodevoli ci mancherebbe, ma se avessero speso un po' di quella meticolosità per scrivere la sceneggiatura forse avrebbero speso meglio il loro tempo.
Inoltre, è demoralizzante vedere come la lezione di Hitchcock sulla differenza tra suspance e sorpresa non è stata imparata dai registi di oggi. Tale regola vale anche per i concetti di paura e spavento. "Io sono leggenda" non terrorizza, ne impaurisce, ma spaventa. Eccezion fatta per la scena del capannone buio nel quale il protagonista entra per recuperare il suo cane, tutto il resto del film è pieno di quelli che io chiamo "colpi di volume". Ovvero esplosioni improvvise di volume seguite dall'ingresso altrettanto improvviso di un'assassino da dietro la porta. In questo modo si vuole spaventare lo spettatore attraverso un'espediente vecchio e banale, che nulla ha a che fare con la tensione e la suspance e che dimostra la completa mancanza di idee e di talento da parte del regista. Sarebbe come fare un film comico pieno di personaggi che scivolano su bucce di banana per un'ora e mezza.

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