domenica 20 gennaio 2008

"Luci della città" di Charlie Chaplin


Per comprendere nel profondo il mondo che ci circonda bisogna guardarlo dall'interno. Esserci dentro, viverlo dal profondo. Solo così è possibile comprenderne le mille sfaccettature. Chaplin ha sempre cercato di fare questo attraverso il suo alter-ego Charlot, il "tramp", il vagabondo che con il suo sguardo disincantato e puro ci racconta l'ipocrisia della società moderna e l'amore che si può nascondere dietro ogni angolo di strada.
"Luci della città" è forse il film più bello di Chaplin. In questo film non solo c'è tutto della maschera-Charlot, ma c'è tutta la poesia e l'umorismo di un genio del cinema. C'è la sua meticolosità, la sua dolcezza, l'equilibrio unico tra comico e drammatico che solo Chaplin è riuscito a realizzare. E poi, c'è tutta la sua critica del mondo di oggi (1931/2008 non fa differenza).

Se "Tempi moderni" cominciava con quella splendida similitudine che paragonava gli operai che entrano in fabbrica a un grecce di pecore e proseguiva poi con Charlot intrappolato tra gli ingranaggi dei macchinari, metafora dell'operaio intrappolato tra gli ingranaggi di un sistema lavorativo che lo stritola, in "Luci della città" più che alle immagini, la forza del messaggio e della denuncia di Chaplin è affidata a due personaggi che simboleggiano quei due aspetti della Città, l'ipocrisia e l'amore verso le quali puntano le luci del film: il milionario e la fioraia. Il primo, elemento di spicco dell'alta società riesce ad essere generoso con il prossimo solo quando annulla la ragione e lascia affiorire i suoi veri istinti grazie agli effetti dell'alcol. Distribuisce soldi, auto e riparo a Charlot, il suo salvatore, per poi cacciarlo in mezzo alla strada una volta passatagli la sbornia. La dolce fioraia, invece, desiderosa di provare anche lei le gioie dell'innamoramento, incontra Charlot per caso, scambiandolo per un ricco miliardario. Lei è cieca e non certo perchè così è più commovente agli occhi dello spettatore, ma proprio perchè lei non vede il mondo con gli occhi della società, del progresso, del denaro, ma attraverso gli occhi del suo cuore, dei suoi sentimenti. E' una persona pura, proprio come il nostro Charlot e non a caso sarà proprio del tramp con la bombetta che si innamorerà. Figure isolate che trovano la felicità ai margini di quelle potenti, quanto ipocrite luci che illuminano la città.

Tante le scene esemplari. Dalla sequenza iniziale che vede Charlot addormentato sull'enorme monumento di "pace e prosperità" proprio nel momento della sua inaugurazione al pubblico (una volta scoperto verrà attaccato da poliziotti armati e cacciato come se fosse un...vagabondo, alla faccia della pace e della prosperità), al salvataggio del milionario, perfetto esempio di comicità slapstick. Dall'incontro di boxe al momento in cui la fioraria riconosce Charlot e comprende che è proprio lui, quel senza tetto dai vestiti stracciati, l'uomo generoso e altruista di cui si è innamorata. Una delle scene più commoventi che il Cinema ci abbia mai regalato. Opera di Charlie Chaplin, uno dei più grandi Autori che il Cinema ci abbia mai regalato.

Nessun commento: