sabato 5 gennaio 2008

"Lussuria" di Ang Lee


Paolo Mereghetti ha scritto sul Corriere della Sera: "Ma il risultato, per chi non voglia solo ispirarsi a qualche inusitata posizione kamasutresca, anche qui convince poco: le 28 pagine del racconto di Eileen Chang a cui si ispira il film diventano 156 minuti, con lunghe sequenze ginnico-amatoriali"

Lietta Tornabuoni su La Stampa: "Un ricco polpettone [...] dotato di due uniche cose interessanti: il contesto politico-bellico e le scene di sesso.

Molti altri critici o semplici appassionati, hanno concentrato le loro recensioni sull'aspetto erotico dell'ultimo film di Ang Lee con un susseguirsi di vocaboli come kamasutra, sesso spinto, nudità, ecc...

E' chiaro che la visione di un film dal titolo "Lussuria", porti a puntare la propria attenzione a quelle scene quasi trascurando il resto. Ma mi innervosisce abbastanza vedere come molte persone siano prevenute su un film catalogandolo, ancora prima di vederlo, nella sezione "film sul sesso" oppure "film violento", ecc... Se un tale comportamento è prevedibile in un gruppo di ragazzini con poca cultura cinematografica, non dovrebbe esserlo in adulti teoricamente "esperti" di cinema e che invece si sono seduti in sala come se stessero vedendo un film porno (se avessero potuto portare avanti velocemente le scene di dialogo per arrivare a quelle di sesso lo avrebbero fatto senza problemi).

Ho voluto cominciare con questa premessa non tanto perchè "Lussuria" sia un capolavoro, ma perchè è comunque un film elegante e raffinato, molto ben recitato e che va ben oltre alle scene di sesso.
L'eleganza e la perfezione formale con cui Lee racconta la sua storia è impeccabile così come il gioco di sentimenti tra Mr.Yee e Wang Jiazhi fatto di sguardi e sussurri. La freddezza glaciale di lui, elaborata dopo anni di timori e crudeltà dovute al suo lavoro, viene lentamente intaccata dalla donna e Lee lo sottolinea proprio attraverso quelle scene di sesso che passano dal quasi stupro iniziale ripreso in totale a quei splendidi quadri plastici di corpi intervallati da primi piani che avvicinano lo spettatore sempre di più ai protagonisti con il crescere della loro passione.

Guardando "Lussuria" il primo film che salta alla mente è "Notorious" di Hitchcock . Anche lì una donna deve corteggiare l'acerrimo nemico, ma nel film di Ang Lee entra in scena un aspetto che sicuramente sarebbe piaciuto molto al maestro del brivido, ovvero quella sorta di sadismo e di pseudo-necrofilia che costringe Wang Jiazhi ad andare a letto con un dead man walking, un uomo morto che cammina.

Altra sequenza splendida è quella che potremmo definire della "perdita della verginità". Non solo quella sessuale della protagonista, ma anche quella perduta dai suoi compagni, che in un vero e proprio "battesimo di sangue" vengono sverginati all'omicidio affondando a turno il coltello nel corpo di un collaborazionista. La strada verso il loro destino è ormai segnata.

"Lussuria" di certo non è carente di difetti. Il finale è piuttosto prevedibile e il film mantiene sempre lo stesso livello emozionale non decollando mai del tutto. Come con "Brockback Mountain" anche qui Lee dilunga un po' troppo la storia, anche se non ci sono molte scene inutili. Ma rispetto al suo predecessore qui equilibria meglio la narrazione passando con abilità dallo sfondo politico, agli ideali patriottici dei ribelli, ai sentimenti tra i due protagoniti. Lo snodo interessante nella psicologia di Mr.Yee, ovvero la scelta se continuare a seguire i suoi ideali politici e giustizziare l'amata oppure se aprire definitivamente la sua corazza e lasciarsi andare ai sentimenti, si risolve nel modo migliore sia per il contesto storico-politico della vicenda sia per la fedeltà al personaggio.

Insomma come già detto "Lussuria" non è un capolavoro, ma sicuramente è un'opera molto più profonda e di qualità, che non merita certo di essere frettolosamente catalogata come un film con scene di sesso.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo un po' su tutto tranne per la critica rivolta al finale che è identico al romanzo della Chang, non è dunque una scelta di Ang Lee quella di far morire la protagonista.
Vorrei anche aggiungere che per la prima volta trovo un film bello quanto il romanzo originale, se non addirittura di più.

Federico Ciceroni ha detto...

Non ho letto il racconto da cui è tratto il film. Ti ringrazio per questa puntualizzazione.
Corretta allora la scelta della Chang e lode a Lee per aver tenuto fede al libro e non aver riscritto un lieto finale che rischiava di essere sdolcinato.