sabato 26 gennaio 2008

"Scusa ma ti chiamo amore" di Federico Moccia


Il cinema è bello perchè è vario. Vi sono generi per tutti i gusti. Il cinema cambia a seconda delle nazioni, della cultura e della sensibilità dei popoli. Quindi ognuno può scegliere le opere che preferisce.

Tutto vero. Se ci fossero opere tra le quali scegliere.

Il cinema italiano negli ultimi anni ha praticamente un unico filone che lo rappresenta, quello dei film adolescenziali. Certo, ci sarebbero anche altri generi, altri film di ben altro spessore, ma purtroppo hanno poco spazio, poca visibilità. Passano in sordina, nessuno li nota e a simboleggiare il Cinema tricolore ci pensano altri.

Come Federico Moccia che ormai sembra, purtroppo, che non ce lo leviamo più dalle palle. "Scusa ma ti chiamo amore" è la sua trasposizione cinematografica del suo omonimo romanzo. Il romanzo non l'ho letto e quindi non lo giudico, ma se è uguale al film che per mia sfortuna sono stato costretto a guardare, sarebbe meglio lasciarlo sullo scaffale della libreria.

Cercare di commentare un film come questo, il cui unico obiettivo è quello di portare le giovani ragazzine in sala, è una impresa difficile, dato che non vi è molto da commentare. I dialoghi sono di una banalità sconcertante, zeppi di clichè del genere, così come le scene d'amore, melense e scontate. Raoul Bova e la debuttante Michela Quattrociocche recitano in maniera imbarazzante. Se la performance di lei non sorprende più di tanto, quella di Bova è sorprendentemente sotto ogni sua precedente interpretazone, tanto da far accapponare la pelle a sentirlo parlare. Chiaramente si è adeguato al clima che si respirava sul set e alle capacità della sua compagna di scena e di certo il suo personaggio non lo ha aiutato affatto. Quando Alex si accorge che gli è stata portata via la macchina se ne esce con un adolescenziale "Ma no, l'avevo lasciata quì, sotto l'arco...e adesso?" Verrebbe da dirgli..svegliati, hai 37 anni e ti disperi come un ragazzino?
Moccia non si dimostra molto abile a dirigere gli attori e le riprese spesso sono appiattite da un movimento insensato degli attori sulla scena.
I personaggi sono stereotipati, fotografano due generazioni anni luce dalla realtà. L'esempio appena fatto per il pesonaggio di Alex lo dimostra bene. Trentenni infantili e complessati alla Muccino e adolescenti usciti da uno spot della Tim. Stereotipata e favolistica anche l'idea di amore che Moccia ci propina tanto da farci pensare che i suoi libri li scriva attraverso i Baci Perugina.
Per concludere ci si mette anche una voce over ingombrante e insignificante nel suo utilizzo.

Vabè, insomma, in un blog di cinema parlare di Moccia sembra blasfemo, ma più che altro quello che mi pesa è proprio il fatto che questi film, insieme ai vari Boldi-De Sica (che ora si sono divisi proprio per poter compiere più danni di prima) Banfi o Pieraccioni, simboleggiano il nostro cinema e non permettono ai giovani di avere una vera cultura cinematografica.

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